venerdì 21 gennaio 2011

Pinocchio e le orecchie - utility per apprendere? di Mariaserena Peterlin






Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere che barricava tutta la strada, s’ingegnò di passargli, per sorpresa, frammezzo alle gambe, e invece fece fiasco.

Il carabiniere, senza punto smoversi, lo acciuffò pulitamente per il naso (era un nasone spropositato, che pareva fatto apposta per essere acchiappato dai carabinieri), e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto; il quale, a titolo di correzione, voleva dargli subito una buona tiratina d’orecchi. Ma figuratevi come rimase quando, nel cercargli gli orecchi, non gli riuscì di poterli trovare: e sapete perché? Perché, nella furia di scolpirlo, si era dimenticato di farglieli.

Ragazzi miei (con questo appellativo voglio iniziare questo post perché di fronte all’autorità siamo tutti potenzialmente ragazzi e discoli come il nostro Pinocchio) ragazzi miei J, dunque, come non rimanere colpiti di fronte a queste poche righe di collodiana trasgressione?
Avevamo parlato di un Pinocchio che corre, anzi nato per correre; e potremmo riflettere sul dinamismo, direi frenetico, del nostro personaggio: è evidente che chi corre rompe il compassato equilibrio di un passo decoroso e cadenzato, di un’andatura dignitosa. Lo rompe perché, in questo caso, esce dallo schema e disobbedisce. Dunque trasgredisce e merita una punizione.
Ahimè.
La disobbedienza potrebbe avere anche delle giustificazioni, e nella storia troviamo molte disobbedienze anche eroiche.
Ma Pinocchio, per ora, non è altro che il figlio ingrato che molla suo padre e i suoi sani insegnamenti per seguire la sua irresistibile vocazione a cacciarsi nei guai esplorando il mondo, vicino e lontano che sia, ficcandoci il suo lunghissimo naso di legno.
E allora si merita la reprimenda (o dovremmo dire la repressione?) che arriva istantanea: Il carabiniere, senza punto smoversi, lo acciuffò pulitamente per il naso e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto, ossia all'autorità paterna.
Qui accade l’imprevisto perché nemmeno Geppetto è perfetto, ma degno padre di un figliolo fuori schema, ha commesso un errore. Ha dimenticato, cioè, di scolpire le orecchie al suo Pinocchio e non può acchiapparlo per quell'utile protuberanza.

Ragazzi miei J forse sapete quali creature si acchiappano (si acchiappavano in passato almeno) per le orecchie?
Ma certo che lo sapete. Per le orecchie si acchiappano i conigli. E... “coniglio!” è ormai un epiteto usato abbastanza frequentemente come un insulto.
Geppetto, però, non ha voluto un figlio coniglio. È chiaro no? La rima è talmente facile da esser banale e Geppetto è l’antibanalità fatta persona. Per quale motivo, altrimenti, si sarebbe fatto un figlio scolpendolo dal legno sfidando la sorte e il tempo che lo avevano condannato alla sterilità?
Geppetto non è un coniglio e dunque nemmeno suo figlio lo sarà.
È per questo motivo che non aveva pensato alle orecchie? È possibile.
Forse, dentro di sé, Geppetto aveva una consapevolezza non esprimibile: le orecchie dei ragazzi ne sentono tante: di buone e di cattive, di divertenti e di noiose, di generose e di violente. Le orecchie non si possono sempre tappare perché non si può né si deve escludersi e moltissime volte saper ascoltare è importante.
Non avendole, a Pinocchio sono risparmiate non solo le tiratine d’orecchie, ma  anche la sorte del coniglio.
Tuttavia pagherà, per questo, con una serie di disavventure e disgrazie che faranno soffrire lui e suo padre, e ne avrà in cambio esperienze che lo faranno persona.
Chissà se sotto sotto anche Geppetto ci aveva pensato?
Chissà se Collodi gli ha lasciato, con intenzione, questa opportunità?

Nessun commento:

Posta un commento