lunedì 28 febbraio 2011

Pinocchio – impara, a modo suo, la diversità, l’apparenza e l’amore

L'ABBECEDARIO AL TEMPO DEI TESTI SCOLASTICI NON GRATUITI
La narrazione contenuta nell’ottavo capitolo di Pinocchio è come una matrioska: c’è un involucro costituito da un episodio esterno dentro al quale se ne aprono uno dopo l’altro tanti altri tutti finiti e completi. Vediamone alcuni.
Il titolo del capitolo Geppetto rifà i piedi a Pinocchio, e vende la propria casacca per comprargli l’Abbecedario mette in primo piano il padre-falegname; ma poi il burattino scivolerà via dallo schema per diventare, come al solito, protagonista.

Geppetto si affanna per questo figliolo e tenta di trasmettergli dei sani principi. Gli ha appena insegnato, con l’episodio delle tre pere, che “nella vita i casi sono tanti” e cerca di fargli capire che per riavere i suoi piedi deve accettare qualche condizione.
Pinocchio promette e supplica, ma solo la frase che convince Geppetto è strategica.
Leggiamo il dialogo:
— E perché dovrei rifarti i piedi? Forse per vederti scappar di nuovo da casa tua?
— Vi prometto — disse il burattino singhiozzando — che da oggi in poi sarò buono...
— Tutti i ragazzi — replicò Geppetto — quando vogliono ottenere qualcosa, dicono cosí.
— Vi prometto che anderò a scuola, studierò e mi farò onore...
— Tutti i ragazzi, quando vogliono ottenere qualcosa, ripetono la medesima storia.
— Ma io non sono come gli altri ragazzi! Io sono più buono di tutti, e dico sempre la verità. Vi prometto, babbo, che imparerò un’arte, e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia. —
Geppetto che, sebbene facesse il viso di tiranno, aveva gli occhi pieni di pianto e il cuore grosso dalla passione nel vedere il suo povero Pinocchio in quello stato compassionevole, non rispose altre parole: ma, presi in mano gli arnesi del mestiere e due pezzetti di legno stagionato, si pose a lavorare di grandissimo impegno.
Proprio così.
Nessun genitore può pensare che suo figlio sia come i figli degli altri e Pinocchio rivendica la sua unicità ma io non sono come gli altri ragazzi! e nel farlo tocca il cuore, insieme all’orgoglio paterno di Geppetto che cede e lo accontenta.

La prima matrioska si è aperta e compare la seconda. Pinocchio vuole compensare il padre andando a scuola ma ha bisogno di un vestito. E certo! Un pezzo di legno non va a scuola e un po’ di apparenza ci vuole. Geppetto gli allestisce un vestito con ciò che rimedia in casa:
Geppetto, che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo, gli fece allora un vestituccio di carta fiorita, un paio di scarpe di scorza d’albero e un berrettino di midolla di pane.
Pinocchio corse subito a specchiarsi in una catinella piena d’acqua e rimase cosí contento di sé, che disse pavoneggiandosi:
— Paio proprio un signore!
— Davvero, — replicò Geppetto — perché, tienlo a mente, non è il vestito bello che fa il signore, ma è piuttosto il vestito pulito.

Oggi, epoca di docce quotidiane e di lavabiancheria a palla, fa sorridere il richiamo al vestito pulito ma non fermiamoci alla superficie, il vestito pulito rappresenta comunque il decoro della persona, la sua presentabilità ed infatti riesce a rendere Pinocchio (che era diverso dagli altri perché di legno, senza mamma, burattino, nato già in età di scuola, condizionato da un naso che cresce a dismisura e così via) un ragazzino come tutti, anzi elegante, e lui infatti si pavoneggia.
Povero Pinocchio, viene da commentare, deve imparare ancora tanto…

Ma a questo punto si apre la terza matrioska: l’episodio del libro necessario per andare a scuola, ossia l’abbecedario. E qui la diversità si para dinnanzi in una veste nuova: è quella tra chi ha i quattrini e chi non ce l’ha.

Per andare alla scuola mi manca sempre qualcosa: 
anzi mi manca il piú e il meglio.  
— Cioè?
— Mi manca l’Abbecedario.
— Hai ragione: ma come si fa per averlo?
— È facilissimo: si va da un libraio e si compra.
— E i quattrini?
— Io non ce l’ho.  
 Nemmeno io — soggiunse il buon vecchio, facendosi tristo.

Geppetto allora esce di casa e va a vendere la vecchia giacchetta di fustagno per acquistare l’Abbecedario. Torna a casa, sotto la neve, in maniche di camicia.
E la casacca, babbo?
— L’ho venduta.
— Perché l’avete venduta?
— Perché mi faceva caldo. —
Pinocchio capí questa risposta a volo, e non potendo frenare l’impeto del suo buon cuore, saltò al collo di Geppetto e cominciò a baciarlo per tutto il viso.
Quanto amore ha incontrato, così, Pinocchio?



2 commenti:

  1. Geppetto ascolta, Geppetto promuove il cambiamento. E' probabile che non creda alle promesse di Pinocchio ma non per questo si tira indietro. Il vecchio falegname trasmette un atteggiamento positivo nei confronti della vita. Probabilmente è anche consapevole del fatto che Pinocchio, una volta ottenuti i nuovi piedi, scapperà ancora. E allora perché Geppetto si affanna a dotare il suo ragazzo di nuovi strumenti per "la fuga"? Semplice, Geppetto davvero si "prende cura" del suo Pinocchio, e lo fa pur sapendo di correre un rischio...

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  2. Ogni genitore immagina suo figlio, prima che nasca, desiderando che sia sano e dotato. Una volta nato il bravo genitore non educa per fare un altro se stesso che gli sia utile, ma per far sì che trovi la sua strada e segua le sue attitudini. Naturalmente gli trasmette consigli, insegnamenti, raccomandazioni e non gli impedisce di dirigersi verso le sue esperienze ma cerca di fornirlo di un bagaglio adeguato e complesso: l'educazione.
    L'unico legame che può cercare di mantenere è quello dell'amore, e l'amore può essere rarefatto e leggero, come le maniche di camicia nonostante la nevicata. Leggero, ma indimenticabile e infatti Pinocchio non lo dimenticherà fino alla fine.

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