martedì 24 maggio 2011

Un PINOCCHIO d'autore nella nostra Letteratura - di Mariaserena Peterlin

Sostiene Italo Calvino che il libro di Carlo Collodi Le avventure di Pinocchio - Storia di un burattino è stato considerate a torto un classico della letteratura minore, ovvero un capolavoro, ma destinato comunque solo all’infanzia.
È vero che il libro fu scritto, da Collodi, a puntate per essere pubblicato nel “Giornale dei bambini”  e poi vide la luce come romanzo nel 1883, ma ad oggi Pinocchio è un libro di cui è impossibile contare il numero di edizioni ed è stato tradotto in più di 200 lingue.
Pinocchio incontra gli assassini...
Italo Calvino afferma, tra l’altro, che con Pinocchio, grandissimo classico della nostra letteratura maggiore, abbiamo l’unico esempio di romanzo picaresco italiano. Cos’è un romanzo picaresco? E’ un genere nato in Spagna, ed in cui si narrano le vicende (dall’infanzia alla maturità) di un picaro, ossia di un poco di buono, di un ragazzo di strada, spesso abbandonato alla nascita, che vive tra mille espedienti spesso non onesti, che frequenta furfanti, ladri e malviventi accompagnandoli nelle loro avventure.
Insomma non solo un Lucignolo da cui occorre guardarsi e per evitare pessime avventure, ma anche un emarginato, un escluso, un socialmente diverso.

i "dottori-animali" al capezzale di Pinocchio
Anche Pinocchio è fondamentalmente diverso da tutti gli altri personaggi che, nel libro, incontra nelle sue avventure; ma Pinocchio impara: spesso da animali che potremmo definire “simbolici” e dall’esperienza. 
Le sue avventure sono a volte divertenti, ma spesso anche spaventose e crude: ad esempio viene derubato, ma a sua volta cerca di rubacchiare , anche se per fame, un grappolo d’uva moscatella. A volte rischia di morire: impiccato e assassinato, bruciato e affogato, però assiste, godendosi lo spettacolo, alla morte di un enorme serpente che gli sbarrava la strada:
Il serpente scoppia letteralmente dal ridere
“[…] il Serpente, che fin allora pareva arzillo e pieno di vita, diventò immobile e quasi irrigidito. Gli occhi gli si chiusero e la coda gli smesse di fumare.– Che sia morto davvero?... – disse Pinocchio, dandosi una fregatina di mani dalla gran contentezza […]” (dal cap XX).
Insomma, diciamola tutta, la storia di Pinocchio non è la storia di un santo anche se, a ben guardare, ci sono stati Santi illustri che prima di convertirsi hanno praticato una vita spericolata.
Tuttavia, forse anche per questo, Pinocchio (il nostro picaro per ragazzi) non finirà mai di affascinarci: la diversità, la complessità, le sfaccettature della sua personalità ci attraggono e, in fondo, ci somigliano. Non si tratta di semplificare dicendo che “nessuno è perfetto”. Sarebbe più giusto, forse, dire, che nessun essere davvero vivo è esente dal mutamento.
Pinocchio, come abbiamo già visto, è vivo, si muove quasi solo correndo e muta spesso, per questo motivo (tra gli altri) attraversa gli anni e i secoli senza perdere né la freschezza né le attrattive realistiche e simboliche che ci conquistano oggi, come e domani.

2 commenti:

  1. Pinocchio - picaro piace ed affascina. Ci chiediamo come faccia a sfuggire continuamente alla morte. E' un picaro di legno con tutte le qualità del legno... che sopravvive a se stesso in mille circostanze.
    Un classico della letteratura per l'infanzia in cui è raccontata la "corsa verso la morte" intesa come metafora della trasformazione e del cambiamento.
    Mi sono sempre chiesta se davvero si possa parlare di letteratura per l'infanzia e di letteratura per chi dall'infanzia è uscito da un bel po'. In tutti i casi, il picaro unisce!

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  2. E' vero: per avere una autentica letteratura per l'infanzia io credo dovremmo lasciarla scrivere ai bambini e ai ragazzi stessi i quali dovrebbero poterla creare senza sovrastrutture ossia schemi, schede, griglie e grigliate (utili, semmai, per interpretare, ma non per creare).
    Chissà cosa ne pensano i giovani di queste riflessioni?

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